Tarquinia Guida Turistica

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.: DA VEDERE
Il litorale
 La fascia costiera che i navigatori Etruschi avevano percorso per secoli portando la porpora fenicia, il ferro dall’Isola d’Elba e i vasi da Corinto a maggior bellezza di Tarchna, è oggi diventata Riviera degli Etruschi di cui fa parte anche il Lido di Tarquinia. Essa si estende per circa 85 km: a nord parte dal Chiarone ai confini della Toscana, e a sud giunge fino a Ladispoli nei pressi di Roma.
 La costa, dalla Toscana a poco prima di Civitavecchia, è sabbiosa con dune a tombolo, da Civitavecchia verso sud diventa rocciosa e stretta. I punti più importanti che interessano il territorio tarquiniense sono da nord a sud: Riva dei Tarquinii, una vasta pineta che ospita villaggi turistici;
Torre del Castellaccio, eretta nel XIV secolo, che aveva un recinto fortificato di cui restano solo parti delle mura, e che controllava gli approdi sull’Arrone;
Torrente Arrone, con una bella foce ad estuario;
Marina Velca, centro residenziale con campi da golf, piscina ed altre attrezzature;
Fiume Marta dove aveva sede l’antico porto Etrusco di Martanum;
Lido di Tarquinia;
Porto Clementino e Gravisca;
Fiume Mignone;
 Sant’Agostino, una caletta posta al riparo di un capo roccioso, con una pineta alle spalle. Il porticciolo era difeso dalla torre Bertalda, oggi distrutta.
 Il centro balneare di Tarquinia Lido, situato tra la foce del fiume Marta e i resti del porto Clementino, si trova a circa 5 chilometri dalla città. È caratterizzato da un’ampia spiaggia sabbiosa e dispone di numerose infrastrutture turistiche ben funzionali. È dagli anni ‘60 che il centro ha subito una completa ristrutturazione con uno sviluppo repentino degli stabilimenti balneari e un insediamento di residenze estive di costruzione moderna.
 Il porto Clementino, i cui resti affiorano nei pressi di una colonia marina, ha costituito un punto focale del commercio per il grano prodotto nella zona verso Roma e verso altri porti del Mediterraneo.
 Le continue mareggiate e l’esposizione ai venti resero vani i ripetuti restauri al molo d’imbarco nel corso dei secoli; perciò, soppiantato da quello di Civitavecchia nella sua funzione di accesso per Roma, il porto di Tarquinia decadde.
 Proseguendo verso sud si trovano le Saline, la cui costruzione risale ai primi del 1800; esse hanno assicurato per secoli l’approvvigionamento del sale alla città di Roma e furono anche colonia penale.
 Le Saline sono attualmente costituite da un territorio di novanta ettari, 10 dei quali erano dedicati ai bacini salati, dove veniva raccolta l’acqua marina e 80 ai bacini evaporanti, dove si otteneva il sale. L’impianto sarebbe ancora produttivo, ma nel 1980 l’area delle Saline è diventata Riserva naturale di popolamento animale.
 La zona costiera situata tra Tarquinia e Civitavecchia viene denominata Sant’Agostino ed accoglie un piccolo borgo turistico molto suggestivo.
 La leggenda narra che Sant’Agostino, mentre meditava sul mistero della Trinità sulla spiaggia della caletta che porta il suo nome, ebbe in visione un angelo in sembianze di bambino che disse di voler travasare tutta l’acqua del mare in una buca nella sabbia. Il santo ne capì il significato metaforico e comprese l’impossibilità di intendere le verità trascendentali.
PALAZZO VITELLESCHI - MUSEO NAZIONALE TARQUINIENSE
 Autentico capolavoro architettonico del Rinascimento con elementi in stile gotico e catalano, venne realizzato per volontà dei Cardinale Giovanni Vitelleschi tra il 1436 ed il 1439 su progetto di Giovanni Dalmata. II palazzo appartenne alla nobile famiglia, senz'altro la più insigne tra quelle che, tra alterne vicende, dominarono la vita politica, economica, sociale e religiosa di Cometo, sino al XVII secolo, allorché, ritiratisi definitivamente a Roma, gli ultimi eredi posero in vendita tutti i loro beni. Il palazzo venne posto all'asta nel 1892, a seguito del fallimento dell'ultimo proprietario, il Conte Soderini, e comprato dal Comune che in seguito lo cedette allo Stato. Attualmente ospita il Museo Nazionale Etrusco, considerato tra i più importanti d'Italia. Il portone principale sulla piazza Cavour immette in un arioso cortile a pianta trapezoidale il cui lato di fondo e quello destra sono caratterizzati da un porticato a duplice ordine ad arco acuto con decorazioni bicrome in macco e nenfro. Nei mezzo del cortile si trova un pozzo ottagonale, sul cui lato posto verso l'ingresso, è scolpito in bassorilievo lo stemma dei Vitslleschi. In due ambienti posti al pianterreno, immediatamente a destra dell'ingresso al cortile sono stati collocati importanti sarcofagi, preziosi documenti della scultura funeraria del lII-I secolo a.C. tra i quali, notevoli, quello di Laris appartenente alla famiglia Partunus, quello di Velthur, anch'esso della famiglia Partunus, e quello dell'Obeso. Nella saletta a fianco si trovano i sarcofagi di membri delle famiglie Pulena e Camna. Al primo piano è esposta una ricca collezione di reperti, dal periodo villanoviano a quello romano, che documentano l'evoluzione della pittura vascolare greca ed etrusca nelle sue varie forme. Di notevole bellezza il corredo della tomba del vaso di Bocchoris (VII-Vl secolo a.C.), i vasi greci a figure nere del VI secolo a.C. la famosissima coppa dipinta con raffigurazioni delle massime divinità greche, il calice plastico di raffinata arte ionico-attica a testa di giovinetta ed una bellissima coppa con le figure di Elena e Priamo. Al secondo piano sono collo
 Al secondo piano sono collocate la cappella e l'anticappella, con interessanti affreschi del ciclo delle Storie di Lucrezia, databili al XV secolo. Nella sala, interamente restaurata e aperta al pubblico dal gennaio 2002, si può visitare l'esposizione "Tarquinia Etrusca: una nuova Storia" che accoglie l'elegante scultura fittile dei cavalli alati, famosa in tutto il mondo, rinvenuta nel 1936 nella località denominata Ara della Regina, e facente parte della decorazione del frontone del tempio dell'Acropoli. Adiacente all'anticappella si trova la magnifica Sala delle Armi, da cui si gode di uno splendido panorama, utilizzata per mostre e convegni.
 Sotto al loggiato è collocato losplendido monumento funebre del 1500 appartenente ad Aurelio Mezzopane, traslato in questa sede dopo la sconsacrazione della vicina chiesa di san Marco. In fondo al loggiato, sulla sinistra sono state collocate le pitture di quattro tombe (delle Bighe, del Triclinio, delle Olimpiadi, della Nave), provenienti dalla Necropoli di Montarozzi, distaccate per motivi di conservazione.
Museo Diocesano d'Arte Sacra
 Il Palazzo Vescovile di Tarquinia, scelto come sede del Museo della Diocesi di Civitavecchia - Tarquinia, è stato oggetto di una serie di lavori di restauro, suddivisi in successivi stralci, per renderlo compatibile alla nuova funzione. Nella prima fase dei lavori, il palazzo è stato sottoposto ad un completo consolidamento delle coperture ed al restauro di una parte degli ambienti destinati all'esposizione museale. Nell'ambito dell'intervento su quelle che un tempo erano le principali sale del piano nobile dell'episcopio, sono state rinvenute delle interessanti pitture murarie che decoravano la signorile residenza rinascimentale precedente alla destinazione dell'immobile a sede vescovile. La definitiva trasformazione degli originari fabbricati medievali, poi inglobati nel palazzo rinascimentale, è dovuta all'opera del Cardinal Pompeo Aldrovandi, Vescovo della Diocesi di Montefiascone e Corneto dal 1734 al 1752. La ristrutturazione dell'episcopio iniziò nel 1737, dopo che l'immobile era stato ampliato due anni prima. La figura del committente Aldrovandri è storicamente considerata una delle principali nelle vicende dello Stato Pontificio della prima metà del XVIII secolo; il porporato fu infatti anche candidato alla tiara durante il lunghissimo conclave del 1740. I risultati delle ricerche archivistiche, fornendo una serie d'informazioni documentarie utili ad una più circostanziata ricostruzione delle fasi edilizie del monumento, hanno permesso d'affrontare con la necessaria conoscenza i problemi posti dal progetto di restauro ed adeguamento funzionale del palazzo per adibirlo a Museo Diocesano. Ad inaugurazione dei lavori eseguiti, il Museo propone una Mostra di opere pittoriche facenti parte delle raccolte diocesane.
 Il Museo della Ceramica, allestito nel dicembre 1993 dalla Società Tarquiniense di Arte e Storia, espone reperti fittili dalla collezione "Giuseppe Cultrera". La Mostra raccoglie produzioni locali e reperti provenienti da altri centri italiani e stranieri, dal XIII al XVIII secolo.
 I 100 pezzi esposti costituiscono un importante veicolo di informazione della vita quotidiana di epoche diverse, da essi è possibile ricostruire la rilevanza economica rivestita da Corneto, i suoi rapporti e gli scambi commerciali con altri centri, le tecniche di produzione dei vasai del luogo, e delle vicine città quali Tuscania, Viterbo, Orvieto o di altre più lontane quali Roma, Deruta, Bagnoregio, Castro , Montelupo e della Liguria.
 In questo luogo espositivo, ciascun visitatore può percepire il fascino del mondo medioevale, ammirare le tecniche e le arti lontane nel tempo ma ancora vivide a Tarquinia nelle opere degli artigiani a testimonianza della continuità della tradizione secolare dell'arte fittile.
 Il Museo ha sede nel maestoso Palazzo dei Priori. Palazzo dei Priori è uno dei complessi medioevali più caratteristici di Tarquinia: è situato nel cuore del centro storico in Via delle Torri, nei pressi di Piazza S. Pancrazio.
 Un'ala del Palazzo, dal 1971, accoglie la Società Tarquiniense d'Arte e Storia; da taluni è ritenuto l'antica sede del governo cittadino prima dell'edificazione dell'attuale Palazzo Comunale. Maestoso nel suo insieme, fu costruito nel XII secolo mediante l'accorpamento di fabbriche già esistenti. La caratteristica posizione delle alte torri poste a conclusione di ogni lato, gli conferiscono un aspetto di massiccia e inespugnabile fortificazione.
 Il Museo della Civiltà Contadina è situato nel cuore della Tarquinia Medioevale nei pressi della porta Maddalena, sovrastato dalla suggestiva Torre detta di "Dante". Chi lo visita può riscoprire il passato di una tradizione agricola ormai inedita.
 Gli oltre 300 oggetti di utilizzo quotidiano, appartenenti al secolo scorso e ivi conservati, attestano il consistente patrimonio contadino di Tarquinia. La collezione, unica nel suo genere, presenta utensili, libri, mobili, abiti antichi, biancheria, monete, giochi di una volta e perfino una lista di proverbi ben noti ai nostri bisnonni e arrivati a noi grazie al racconto tramandato di generazione in generazione. In un'unica sala si possono ammirare: la vecchia cucina dell'epoca passata con la spianatora, la mattera e il camino; la camera da letto essenziale ma completa con il letto in ferro battuto, la culla, il comò, lo scaldaletto, e l'armadio dentro il quale trovano posto gli antichi abiti e la preziosa biancheria della nonna; l'angolo degli attrezzi con la pala di legno per il grano, i gioghi per il bestiame utilizzati per lavorare la terra, la falce, il cava-finocchi, le lanterne della ferrovia, la sella del buttero con la mazzarella, lo smielatore, lo svecciatore, le grandi bagnarole, la pompa del vino a mano e tanti tanti altri utensili.
 Nelle vetrine contro le pareti sono raccolti piccoli oggetti del mondo della donna di un tempo: timbri del pane, santini, libri, macchine per fare la pasta, borracce, occhiali, macchina per filare e ancora numerose curiosità.
 La Necropoli Etrusca, che si estende per circa 750 ettari a tre chilometri dall'abitato, in località Montarozzi, è una delle più importanti tra quelle conosciute essendo ricca di tombe a camera con decorazioni pittoriche. L'uso di decorare le camere sepolcrali non è prerogativa della città di Tarquinia, ma è solo qui che il fenomeno raggiunge dimensioni tali da costituire un'importante testimonianza dell'evoluzione della civiltà etrusca dal VII al III secolo a.C. Sino ad oggi si conoscono circa 200 sepolcri con pitture o tracce di pitture che ritroviamo esclusivamente nelle dimore funebri degli aristocratici. Le immagini che vi sono riprodotte tendono a ricostruire intorno alla figura del defunto scene che si riferiscono alla sua vita quotidiana, quasi a voler sottolineare, riflettendo una credenza comune a tutti i popoli primitivi, la continuità della vita oltre la morte. Tra le molteplici, sono attualmente visitabili complessivamente 14 tombe: Tombe del Cacciatore, dei Giocolieri, della Pulcella, Cardarelli, della Fustigazione, Fiore di Loto, delle Leonesse, dei Gorgoneion, dei Caronti, dei Leopardi, delle Baccanti, della Caccia e Pesca, 5513 e 5591.
LE SALINE - RISERVA NATURALE DI POPOLAMENTO ANIMALE
 "La Riserva Naturale di Popolamento Animale", istituita nel 1980 è situata a Tarquinia Lido in località "Saline". L'area protetta si estende su 170 ettari e presenta un ambiente di notevole interesse scientifico e naturalistico per la particolare vegetazione che comprende specie molto rare e per la fauna presente.
 Collegate con l'impianto portuale di Gravisca, che risale almeno al VII secolo, con tracce diffuse di presenze protostoriche, le Saline hanno sempre svolto, nella civiltà e nella politica di quello che fu il Patrimonio di San Pietro, un ruolo primario.
 Le vicende del complesso manifatturiero hanno inizio tra la fine del secolo XVII e gli inizi del XIX quando Pio VI, nel 1802, affidò a Giuseppe Lipari l'incarico di creare una Salina (la cui produzione avrebbe dovuto sopperire al fabbisogno di Roma e dei centri del versante tirrenico, a seguito della dismissione delle Saline di Ostia) nella zona del Carcarello, tra la Torre di Corneto e il fosso del Mignone e, più precisamente, nella tenuta della Piscina del Vescovo.
 La realizzazione incontrò subito delle difficoltà: gli abitanti della città, preoccupati che l'impianto avrebbe potuto procurare insalubrità dell'aria, indussero il Papa a rivolgersi al Tribunale Supremo della Consulta, il cui parere rassicurò i cittadini. Pertanto vennero ripresi i lavori di costruzione, portati a termine nel 1805. Dopo l'Unità d'Italia l'impianto, in cui l'estrazione del sale era affidata alla manodopera dei forzati, ebbe un incremento produttivo: lo stabilimento fu ampliato e migliorato, con la creazione di nuove vasche. II villaggio, originariamente costituito da baracche per i sorveglianti, nel 1889 assunse l'aspetto di un borgo, articolato lungo un viale centrale, con le abitazioni per gli addetti, le strutture di servizio e di pubblica utilità, ornate di elementi di gusto eclettico.
 L'opificio per la raccolta, l'essiccazione e la raffinazione del sale venne rinnovato nel dopoguerra. Oggi il borgo, in parte ancora abitato dagli addetti alla Salina, ospita gli Uffici Direzionali e la Stazione del Corpo Forestale dello Stato, che tutela la Riserva Naturale di Popolamento Animale.
 Il sito accoglie tutto l'anno varie specie di uccelli stanziali e migratori: il Fenicottero rosa, la Garzetta, l'Airone cinerino, il Tarabuso, la Spatola, il Cavaliere d'Italia, il Gabbiano corallino, il Beccapesci, l'Airone Bianco maggiore, la Beccaccia di mare, la Pavoncella, il Cigno Reale, il Fischione, il Germano Reale, il Cormorano, il Falco Pescatore, la Quaglia, il Fagiano.
 Oltre agli uccelli troviamo la Volpe, l'Istrice, la Nutria, il Riccio, lo Scoiattolo e la Testuggine comune. LA FAUNA ITTICA
Nelle vasche troviamo diverse varietà di pesci e crostacei : Cefali, Spigole, Anguille, Gamberi, Artemia salina, Granchi e Vongole.